Con un atto definito dagli stessi protagonisti “di disobbedienza civile”, la nave Mare Jonio della Ong Mediterranea Saving Humans è entrata ieri sera nel porto di Trapani con a bordo dieci migranti, tra cui tre minori, ignorando l’assegnazione di Genova come porto sicuro da parte del ministero dell’Interno.
Il comandante Paval Botica e il capomissione Beppe Caccia hanno rivendicato la scelta con parole nette: “Non possiamo tollerare giochetti politici sulla pelle di dieci ragazzi che stanno male e devono essere curati, gettati in mare a calci e pugni, di notte, dai miliziani libici, con onde oltre il metro e mezzo, come fossero rifiuti. Che il governo se la prenda con noi, non con i naufraghi superstiti. Disobbediamo a un ordine ingiusto e inumano, ma così facendo obbediamo al diritto marittimo, alla Costituzione italiana e alle leggi dell’umanità”.
L’episodio segna un punto di rottura senza precedenti: Mediterranea ha deciso di opporsi apertamente a quella che considera una strategia di accanimento istituzionale. L’indicazione di Genova come porto sicuro, distante mille chilometri e con un equipaggio già provato, è stata giudicata dagli attivisti come “un atto di sadismo politico”.
La nave, invece, ha scelto Trapani, scalo siciliano a poche ore di navigazione, per garantire un approdo rapido ai naufraghi sopravvissuti a violenze e torture nei lager libici.
Il gesto, che molti definiscono eroico in un clima politico sempre più ostile alle Ong, riporta al centro il conflitto tra la logica dei “porti lontani” imposta dal governo e il principio inderogabile del soccorso in mare.
In serata, numerose associazioni e cittadini hanno espresso solidarietà all’equipaggio. “Mi vergogno, da cittadino, di un governo che costringe vittime di torture e di odissee indicibili a fare mille chilometri in mare in condizioni psico-fisiche critiche per pura propaganda”, si legge in una testimonianza raccolta sui social.
Con Mediterranea, dunque, non è solo una nave a restare umana, ma l’idea stessa di un Paese che non rinuncia al dovere del soccorso. In mare e sulla terraferma. Sempre.