Con una decisione attesa quanto controversa, stamane, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS) ha approvato il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina. Lo rende noto il Mit, segnando un punto di svolta nel lungo e tormentato percorso di una delle opere più dibattute della storia repubblicana. Ma dietro l’annuncio ufficiale si cela molto più di un’infrastruttura: si tratta di una scelta carica di implicazioni politiche, ambientali, sociali e culturali.
Oltre il ponte: una decisione che ridefinisce priorità e simboli
Non è solo cemento e acciaio. L’approvazione del progetto rappresenta un gesto simbolico potente, che il governo interpreta come rilancio del Mezzogiorno, dimostrazione di capacità realizzativa e visione strategica sul lungo periodo. Ma la narrativa ufficiale coesiste con una realtà più complessa. Il Ponte, lungo oltre 3 km, sarà il più esteso del mondo a campata unica. Eppure, le voci critiche non sono scomparse, anzi.
Tra urgenze locali e sogni nazionali
A fronte di una Calabria e di una Sicilia che ancora faticano con treni regionali lenti, strade dissestate e infrastrutture carenti, la priorità di un’opera titanica da oltre 13 miliardi di euro appare, per molti, una scelta più ideologica che funzionale. «Il Ponte è un sogno, ma prima servono servizi di base», dicono comitati civici, ingegneri e cittadini delle due regioni coinvolte.
Il dossier CIPESS e la “valutazione sostenibile”
Il via libera è arrivato anche grazie all’aggiornamento del progetto che, secondo i promotori, avrebbe risposto alle osservazioni ambientali e tecniche degli ultimi anni. Tuttavia, la relazione approvata dal CIPESS lascia aperti numerosi interrogativi: dalla reale cantierabilità entro i tempi previsti, alla gestione del rischio sismico e idrogeologico in un’area estremamente fragile.
Non mancano i riferimenti alla Direttiva Habitat e ai “motivi imperativi di rilevante interesse pubblico”, citati per giustificare l’impatto su aree protette: una mossa tecnicamente legittima, ma che solleva dubbi sull’equilibrio tra sviluppo e tutela ambientale.
Una decisione politica, non solo tecnica
Non si può ignorare la tempistica della decisione. In un contesto politico in cui la coesione del governo è messa alla prova su più fronti, il via libera al Ponte è anche un segnale di forza interna e di determinazione verso l’elettorato meridionale. Ma c’è chi vede in questo più un investimento simbolico che concreto, una “grande opera” per l’immaginario collettivo più che per i bisogni reali.
Il ponte tra ciò che si promette e ciò che si costruisce
Con l’approvazione del CIPESS, il progetto entra ufficialmente nella sua fase realizzativa. Ma il vero ponte che serve, oggi, è quello tra visioni divergenti: tra Nord e Sud, tra sviluppo e sostenibilità, tra politica e cittadini. Costruirlo sarà più difficile – e forse più urgente – dell’opera in sé.