Ponte sullo Stretto, Espropri ancora lontani. Risitano: Il “falso definitivo” non autorizza nessuna azione

Il prof. Ing. Antonino Risitano smonta l’approvazione del progetto definitivo: "Senza prove tecniche fondamentali, nessuna istituzione può considerarlo valido per avviare espropri"
prof. ing. antonino risitano messina

Dopo oltre due anni di attesa e domande da parte degli espropriandi, il prof. Ing. Antonino Risitano, voce autorevole nel dibattito sul Ponte sullo Stretto, rompe il silenzio. Il progetto definitivo del ponte, approvato da qualche ora, è tutt’altro che tale. Anzi, secondo Risitano, sarebbe più corretto definirlo un “falso definitivo”, privo dei requisiti minimi di legge richiesti dal Codice degli Appalti per poter essere considerato realmente tale.

«Il progetto esecutivo è l’ultima fase della progettazione, e ad oggi – sottolinea Risitano – non solo manca questa fase, ma mancano anche tutte le condizioni tecnico-scientifiche per poter dire che ci arriveremo». Non si tratta di una semplice formalità burocratica, ma di carenze sostanziali che mettono in discussione l’intera fattibilità dell’opera.

Al centro della questione ci sono le 68 raccomandazioni del Comitato Scientifico, tra cui:

  • Prove integrative in galleria del vento,
  • Verifiche geologiche,
  • Test di fatica e di fretting sui cavi portanti.

Proprio questi ultimi – i cavi principali, che costituiscono il cuore della struttura – destano la maggiore preoccupazione: «Non è possibile che le prove sui cavi siano state eseguite in soli sei mesi. Servono anni, se si vuole fare sul serio. Io, oggi, dico: i cavi non tengono».

Secondo Risitano, queste prove andavano effettuate già nella fase di fattibilità tecnica, e non dopo l’approvazione del progetto. Per questo, definire “definitivo” l’elaborato approvato è un grave errore tecnico e giuridico. «In realtà – incalza l’ingegnere – siamo ancora in presenza di un progetto di massima. Non si può parlare di espropri né di procedere alla cantierizzazione dell’opera».

Anche la cosiddetta procedura “a spezzatino”, che in altri casi ha consentito l’avvio degli espropri prima del progetto esecutivo, qui non è applicabile: manca la certezza stessa che il ponte sia realizzabile. In assenza di risultati documentati delle prove fondamentali richieste dal CS, il progetto non può essere considerato conforme alla legge.

La conclusione è netta: nessuna attività espropriativa può iniziare sulla base di questo progetto. Anzi, qualsiasi tentativo in tal senso rischierebbe di essere impugnato sul piano legale.

«Attendo di leggere cosa hanno dichiarato i componenti del Comitato Scientifico – conclude Risitano – ma per me è chiaro: non ci sono ancora le basi per parlare di realizzazione del ponte. Il progetto approvato è solo carta, non acciaio».

Un richiamo forte, quello del professore, alla responsabilità istituzionale e al rispetto delle norme tecniche e legali, prima che centinaia di cittadini vengano coinvolti in espropri basati su un progetto che, ad oggi, non regge.

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