CIPESS, firme pesanti: il Ponte diventa affare di Stato

Il CIPESS trasforma un progetto privato in opera pubblica: partono espropri e cantieri, ma restano incognite ambientali, giuridiche e finanziarie. Musolino (PD): “Un azzardo politico al buio, garantito solo ai privati”
ponte sullo stretto di Messina

Nota di Enzo Musolino – Segretario Circolo PD “T. Giordano” Villa San Giovanni

Con l’approvazione del progetto del Ponte sullo Stretto da parte del CIPESS, ciò che fino a ieri era un’iniziativa privata assume ufficialmente lo status di opera di Stato. La dichiarazione di pubblica utilità dà così il via libera agli espropri e ai primi cantieri per le cosiddette “interferenze”, mentre rimane l’incertezza più totale per i cittadini espropriandi e per i territori coinvolti, ancora oggi tenuti all’oscuro sugli impatti reali di un cantiere che promette di durare decenni.

La società committente, nel frattempo, continua a rimandare al progetto esecutivo — ovvero a lavori già avviati — la risoluzione di questioni tecniche, ambientali e infrastrutturali di rilevanza enorme. Si procede “passo dopo passo”, ma al buio.

L’atto del CIPESS chiude anche il cerchio sul piano economico: vengono definite le somme stanziate, si apre il passaggio alla Corte dei Conti (la cui approvazione non è affatto scontata) e soprattutto si cristallizza il meccanismo degli indennizzi a tutela degli interessi privati. Un miliardo e mezzo di euro garantito comunque, vada come vada, alle aziende dell’appalto. Una cifra colossale, che si trasforma in un salvagente d’oro per i privati, ma in un rischio per lo Stato.

Eppure, su questa accelerazione tanto improvvisa quanto ingiustificata, pesano ancora i numerosi punti critici: una valutazione ambientale negativa sulle aree protette dello Stretto; l’assenza, ad oggi, di una deroga europea necessaria per procedere; l’incognita dei cosiddetti “cavi non testati”; i dubbi tecnici di esperti sulla navigabilità e sulla sicurezza del passaggio delle Grandi Navi.

In questo contesto, Matteo Salvini – imponendo la minaccia dell’approvazione CIPESS – coinvolge l’intero Governo, Meloni inclusa, in una scelta ad altissimo rischio. Una scelta che oggi fa emergere, con chiarezza, responsabilità politiche e giuridiche di cui nessuno potrà più dichiararsi ignaro.

Non a caso, tornano d’attualità le osservazioni più volte espresse dall’ANAC (Autorità Nazionale Anticorruzione): l’appalto per il Ponte è sbilanciato a favore dei privati, costruito su un contratto vecchio e poco trasparente. L’ANAC stessa aveva indicato la necessità di bandire una nuova gara, aperta alla concorrenza di altri soggetti imprenditoriali. Ma nulla di tutto ciò è stato fatto.

Con la decisione del CIPESS, annunciata da Salvini come un trionfo, si apre invece la stagione dei ricorsi giudiziari. Per tutti i soggetti coinvolti — amministratori, funzionari, committenti, esecutori — la minaccia non è più potenziale, ma diventa concreta. I danni non sono più ipotetici, ma reali.

Lo Stato di Diritto seguirà il suo corso. E sarà inevitabile esaminare la legittimità dei decreti firmati da Salvini, decreti che hanno sottratto il progetto alle regole ordinarie per collocarlo in una dimensione d’eccezione, incerta e ambigua.

Non siamo, in ultima analisi, ai titoli di coda. Anzi, siamo solo all’inizio di quello che si preannuncia come un film horror. Un film però che potrebbe avere un finale sorprendentemente edificante, se a scriverlo saranno gli espropriandi, i cittadini, i militanti che — da anni, su entrambe le sponde dello Stretto — si battono per un vero interesse pubblico, oggi negato e calpestato.

La lotta Nonviolenta per la salute, l’ambiente, il decoro e la sicurezza è appena cominciata. E saremo pronti ad accogliere — con fermezza e civiltà — le “ruspe” del Capitano.

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