Ponte sullo Stretto: Gianni Mento denuncia violazioni costituzionali e ambientali durante il 4° Venerdì del NoPonte a Casa Cariddi

Durante l’incontro a Capo Peloro, l’attivista ha illustrato con prove documentate le gravi violazioni dell’art. 9 della Costituzione e delle direttive europee causate dal progetto del Ponte sullo Stretto. Presente anche una delegazione di boy scout di Torrefaro
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Messina, Capo Peloro — Venerdì 18 luglio 2025 si è tenuto il quarto appuntamento con i “Venerdì del NoPonte” presso Casa Cariddi, nel cuore dell’area dello Stretto di Messina. Un incontro particolarmente partecipato che ha visto l’intervento centrale dell’attivista e storico ambientalista Gianni Mento, il quale ha denunciato con un intervento dettagliato e documentato le gravissime implicazioni del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, in violazione della Costituzione italiana, delle direttive europee, della normativa ambientale nazionale e regionale, nonché dei principi giurisprudenziali consolidati.

Tra i presenti, numerosi cittadini e una folta delegazione dei boy scout di Torrefaro, testimonianza del crescente interesse e coinvolgimento dei più giovani nelle questioni legate alla difesa del territorio.

La denuncia: “Il ponte viola l’articolo 9 della Costituzione”

Nel suo intervento, Gianni Mento ha posto particolare enfasi sull’articolo 9 della Costituzione, che tutela il paesaggio e il patrimonio naturale e culturale della Nazione. Secondo Mento, il progetto del ponte rappresenta una violazione diretta e grave di questo principio, poiché andrebbe a devastare un ecosistema unico, già riconosciuto e protetto a più livelli.

Lo Stretto di Messina è un santuario naturale, non un corridoio infrastrutturale” – ha dichiarato Mento – “e la sua trasformazione in una piattaforma logistica al servizio di interessi estranei al territorio è un’operazione miope e distruttiva”.

Direttive UE e normativa ambientale calpestate

Mento ha poi illustrato in modo dettagliato come il progetto del ponte violi le direttive europee Habitat (92/43/CEE) e Uccelli (2009/147/CE), le quali impongono la tutela delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC) e dei Siti di Interesse Comunitario (SIC). L’intera area dello Stretto, compreso Capo Peloro, rientra infatti tra le zone a massima tutela ambientale secondo la normativa UE.

Secondo Mento, l’intero iter progettuale ignora “motivi imperativi di rilevante interesse pubblico” richiesti dalla normativa per procedere con opere in aree protette, evidenziando come le giustificazioni ufficiali siano deboli, contraddittorie e giuridicamente infondate.

Violazioni della normativa italiana e siciliana

Non solo: l’intervento ha toccato anche la normativa italiana e regionale. Gianni Mento ha ricordato come lo Stretto sia incluso nel Piano Paesaggistico Regionale e nel Sistema dei beni culturali e paesaggistici della Regione Sicilia, evidenziando l’assenza di una valutazione ambientale seria, partecipata e aggiornata.

L’attivista ha definito la recente reintroduzione del progetto come “una corsa cieca verso la distruzione di un equilibrio ambientale millenario”, e ha richiamato i presenti all’attivismo civico e alla resistenza giuridica.

Giovani e cittadini uniti per il territorio

La presenza dei boy scout di Torrefaro, attenti e partecipativi durante l’incontro, è stata salutata con entusiasmo dagli organizzatori. “La loro presenza oggi è un segnale forte: il futuro vuole difendere il presente”, ha commentato uno dei promotori dell’iniziativa.

L’incontro si è concluso con un appello collettivo a proseguire la mobilitazione, anche sul piano legale e comunitario, per fermare un’opera ritenuta da più parti inutile, dannosa e antistorica.

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