Il sogno di collegare lo Stretto di Messina a Roma in tre ore rimane, almeno per ora, un’utopia. Il Regolamento Europeo n. 1672/2021 — che definisce la rete transeuropea dei trasporti TEN-T — certifica nero su bianco ciò che molti temevano: la rete ferroviaria ad Alta Velocità si fermerà a Praia a Mare, lasciando fuori l’intera Calabria meridionale fino almeno al 2050.
A sciogliere ogni dubbio è il professor Francesco Russo, ordinario di Pianificazione dei Trasporti all’Università Mediterranea di Reggio Calabria ed ex vicepresidente della Regione Calabria:
«L’Alta Velocità è un’opera strategica, non solo per connettere il Sud al resto del Paese, ma per attivare uno sviluppo strutturale e duraturo. Le grandi infrastrutture sono catalizzatori economici. In Calabria, l’AV potrebbe raddoppiare la crescita annua del PIL e attrarre investimenti privati. È una questione di pari diritti e pari opportunità. Senza un collegamento veloce con Roma, il Sud resterà marginale, isolato, fuori dalle rotte dello sviluppo nazionale ed europeo».
Il professor Russo sottolinea anche il paradosso della mancata continuità istituzionale:
«Uno studio di fattibilità per l’AV Battipaglia–Reggio Calabria esiste dal 2005, con analisi costi-benefici complete. Eppure, nessun governo regionale ha avuto il coraggio o la visione di rilanciarlo a livello nazionale e comunitario. È indispensabile che la Regione si doti subito di una strategia formale, perché senza una richiesta chiara a Roma e Bruxelles, nessun treno partirà mai».
Russo: Stop a Praia, la mappa UE parla chiaro
A pagina 112 del Regolamento – chiarisce Russo – una mappa evidenzia chiaramente i tracciati previsti: in viola la rete AV, in verde le linee ferroviarie tradizionali. La linea AV si ferma a Praia. Da lì in giù, per tutta la Calabria, è previsto solo il potenziamento della rete esistente, senza alcun tratto di Alta Velocità.
Non solo. Tra Battipaglia e Praia, è previsto un “grande curvone” verso Potenza, che allungherà i tempi di percorrenza rispetto al già obsoleto Frecciargento del 2017, che collegava Reggio Calabria a Roma in meno di 5 ore. Oggi, con tutti gli investimenti in corso, i treni impiegano di più.
Robin Hood al contrario: il Nord corre, il Sud resta indietro. Russo (Università Mediterranea): «L’AV è la chiave per il rilancio del Sud»
La situazione è il risultato di scelte politiche che, da decenni, hanno premiato il Centro-Nord e dimenticato il Sud. Un paradosso che molti definiscono come “la sindrome di Robin Hood alla rovescia”: togliere ai poveri per dare ai ricchi.
Nel resto d’Europa, come in Spagna, la logica è stata opposta. L’Alta Velocità è stata costruita prioritariamente nelle regioni più svantaggiate, per stimolare crescita e coesione territoriale. In Italia, invece, il gap si allarga. Le regioni attraversate dall’AV registrano un aumento medio annuo del PIL, mentre la Calabria è ferma a uno 0,8%. Un treno AV Reggio-Roma potrebbe raddoppiare la crescita economica della regione.
Dal sogno al silenzio: la politica calabrese latita
A pesare è anche il silenzio delle istituzioni locali. Dal 2020 a oggi, nessuna Delibera di Giunta Regionale, nessuna mozione del Consiglio, nessun documento ufficiale ha rivendicato l’Alta Velocità per la Calabria. Nessuna richiesta formale è stata inviata a Bruxelles.
Il tema, paradossalmente, sopravvive solo grazie all’impegno di università, sindacati, associazioni e studiosi. Ma senza una volontà politica forte, il progetto resterà nei cassetti.
Si può ancora cambiare rotta?
Sì. Ma serve un cambio di passo immediato.
La Regione Calabria – spiega Russo – può (e deve) redigere un Piano Strategico Integrato per l’Alta Velocità, approvato da Giunta e Consiglio, da portare al Governo e alla Commissione Europea. Il piano deve avere come obiettivo concreto la realizzazione di una linea AV tra Reggio Calabria e Roma in meno di 3 ore — con gli stessi standard tecnici delle linee AV del Centro-Nord.
Questo piano non può essere pensato solo come un’infrastruttura: è uno strumento di equità territoriale, crescita economica, sviluppo turistico e diritto alla mobilità.
Il futuro dell’Alta Velocità in Calabria è fermo a un binario morto. Ma non è troppo tardi per rimettere in moto il treno. Serve una visione. Serve una voce unitaria. Serve, soprattutto, che la Calabria alzi finalmente la testa e dica chiaramente: vogliamo un futuro collegato.