Messina – Mercoledì 6 agosto non rappresenterà l’inizio di alcun cantiere, né tantomeno l’avvio operativo del ponte sullo Stretto. Al contrario, sarà il primo giorno di un percorso carico di incertezze e ostacoli per chi ha fatto di quest’opera una bandiera politica più che un progetto concreto.
Nonostante le dichiarazioni trionfalistiche del Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e dei suoi sostenitori locali, non si tratta di alcun “via libera definitivo”. A chiarirlo è il comitato “Invece del ponte”, che da anni si oppone alla realizzazione dell’infrastruttura: “Non iniziano i lavori, ma finisce una bugia che si trascina da troppo tempo”.
Le prossime tappe non saranno semplici né scontate. Il progetto dovrà superare il vaglio della Corte dei Conti, un passaggio obbligato che impone la verifica di eventuali profili di illegittimità sul piano amministrativo, tecnico ed economico. E su questi aspetti, i rilievi sollevati sono già numerosi.
Oltre cento prescrizioni, dettate da enti tecnici e organismi di controllo, restano ancora inevase. Si va dalla compatibilità ambientale alla sicurezza antisismica, passando per l’impatto sul territorio e sulla biodiversità. I promotori del ponte, accusano i comitati, minimizzano o tacciono su questi nodi cruciali, ma non potranno evitarli nel corso della procedura.
In parallelo, si aprirà il fronte giudiziario: associazioni, amministrazioni locali e cittadini contrari all’opera stanno già preparando una serie di ricorsi, sia in sede nazionale che europea. Il messaggio è chiaro: “Chi pensa di poter scavalcare norme, vincoli e diritti dovrà rispondere davanti ai giudici”, affermano da “Invece del ponte”, evocando il celebre detto su “un giudice a Berlino”.
Per molti, il progetto rappresenta un miraggio propagandistico che ha oscurato per anni i reali problemi del Sud: mobilità locale, trasporti pubblici, servizi essenziali. “Chi ha agitato il ponte come soluzione a tutto – continua la nota – ora dovrà fare i conti con i fatti: nessuna approvazione definitiva è stata concessa, e le condizioni per costruire non esistono”.
Il movimento ribadisce l’impegno a continuare la propria azione di informazione, monitoraggio e contrasto. “Lo Stretto non si tocca – concludono – è un bene comune, non un affare per pochi”.