Negli ultimi giorni il Prof. Ing. Antonino Risitano è tornato a criticare duramente il progetto del ponte sullo stretto, sollevando seri dubbi sulla reale affidabilità delle prove di laboratorio in corso. Secondo l’ingegnere, le prove di laboratorio sui cavi principali – fondamentali per certificare la sicurezza della campata unica da 3.300 metri – non solo registrano ritardi “inaccettabili”, ma lasciano presagire un possibile fallimento.
“Dieci milioni di cicli? Non sanno nemmeno quanto tempo occorre”
Risitano parte da un dato tecnico noto agli addetti ai lavori: per certificare la resistenza a fatica dei cavi è necessario portarli a 10.000.000 di cicli.
“Mi chiedo: quanto tempo ci vuole davvero per fare dieci milioni di cicli?”, scrive. “A SDM non lo sanno. Nei documenti ufficiali parlavano di sei mesi, ma è passato un anno e mezzo – dal 21 giugno 2024 – e non hanno ancora finito nemmeno un provino”.
L’ingegnere sottolinea che già nelle sue stime precedenti prevedeva almeno sei anni per concludere tutte le prove richieste dal progetto definitivo. “E forse non bastano”, aggiunge.
Ritardi sospetti: “Forse i risultati sono deludenti”
Per Risitano, il mancato completamento dei test non sarebbe solo un problema organizzativo. “Dopo i primi risultati – che per me saranno deludenti – si fermeranno tutto. E non sapremo mai nulla, come accadde per le prove del 1992”.
L’accusa è netta: “Diranno che le prove non servono, che sono inutili. Diranno che il Prof. Diana non conosceva i parametri tecnici quando, alla mia domanda del 18 novembre 2025, rispose ‘Sì’ in modo istintivo. Troveranno una giustificazione, o forse qualcosa di peggio”.
“Senza test positivi, i giapponesi di IHI non firmeranno mai”
Risitano ricorda che le prove sui cavi sono seguite dalla giapponese IHI, tra le aziende più autorevoli al mondo nel settore dei ponti sospesi.
“Gli ingegneri giapponesi non firmeranno mai una relazione di favore. Senza test positivi non si va avanti, e questo significa una cosa molto semplice: la struttura del ponte a campata unica è già crollata, sul piano tecnico e progettuale”.
Lo “spezzatino” per partire comunque
Il professore critica infine l’approccio del governo, deciso ad avviare i lavori preliminari tramite il cosiddetto “spezzatino”: aprire cantieri accessori anche senza aver completato le verifiche sui cavi principali.
“Si vuole partire comunque, anche se si sapesse che i cavi non tengono. Ma senza quei risultati – trasparenti e positivi – non esiste alcuna certezza strutturale”.
Un progetto che scricchiola
Le parole del Prof. Risitano alimentano un confronto sempre più acceso sulla fattibilità tecnica del Ponte sullo Stretto.
E se davvero le prove a fatica dei cavi non dovessero superare la soglia critica dei dieci milioni di cicli, il progetto della campata unica – unico al mondo per lunghezza – rischierebbe di fermarsi prima ancora della posa della prima pietra.

















