Il dibattito sul Ponte sullo Stretto si arricchisce di nuove perplessità tecniche. A sollevarle, ancora una volta, è il professor Antonino Risitano, ordinario di Ingegneria, che in una nota denuncia ancora una volta come l’opera – così come concepita – non sia oggi tecnicamente realizzabile.
“Da tre anni ripeto che il ponte a campata unica di 3.300 metri non è fattibile – scrive Risitano –. Ora anche dalle ultime pubblicazioni in Gazzetta si deduce che i progettisti internazionali, COWI e IHI, condividono di fatto i miei dubbi, seppure nel loro silenzio tombale.”
Secondo il docente, le società incaricate sarebbero impegnate in complesse verifiche sui cavi portanti, cuore strutturale del ponte, per i quali il coefficiente di sicurezza indicato (1,35) viene definito “adeguato a uno stendino, non a un’opera unica al mondo”. Le prove di fatica, previste per sei mesi, richiederebbero in realtà almeno sei anni, con i tecnici giapponesi sotto forte pressione per accelerare i tempi.
“Si sta cercando – sottolinea – di trasformare il progetto definitivo approvato dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, che considero un progetto ‘falso’, in un esecutivo reale. Ma questo richiede tempo e verifiche che non si conciliano con il cronoprogramma.”
Il professore chiede chiarezza sui protocolli adottati per i test e soprattutto su quale ente indipendente garantirà la validità delle prove. Anche sul fronte dell’aeroelasticità, altro nodo cruciale che incide direttamente sui carichi dei cavi, i dubbi restano: “Nemmeno con acciai più performanti si può raggiungere la necessaria sicurezza. La coperta è ancora troppo corta.”
Da qui la critica al parere favorevole espresso dal Consiglio Superiore: “Se servono ulteriori prove e verifiche per accertare la fattibilità della struttura, è evidente che siamo ancora al livello di progetto di massima. E su un progetto di massima non si possono giustificare espropri, demolizioni di quartieri e sacrifici di comunità.”
Per Risitano, insomma, l’iter è stato accelerato oltre ogni ragionevole cautela: il ponte resta un’opera ancora tutta da dimostrare, più sulla carta che nella realtà.