Il Ponte sullo Stretto “Non è una spesa NATO”. L’idea italiana irrita Washington

Gli Stati Uniti frenano sull’ipotesi di includere i costi del megaprogetto da 13,5 miliardi di euro nel bilancio della difesa. Per l’ambasciatore presso l’Alleanza Atlantica, “le regole non possono essere piegate con artifici contabili”
ponte sullo strtetto attraversato da carri armati progetto militare

L’ambizione del governo italiano di trasformare il ponte sullo Stretto di Messina in un’infrastruttura con valenza strategica per la NATO non convince affatto gli Stati Uniti. Da Washington arriva infatti un messaggio chiaro: i 13,5 miliardi di euro stimati per la costruzione non potranno essere considerati una voce di spesa militare utile a raggiungere i nuovi obiettivi dell’Alleanza Atlantica.

A esprimere la posizione americana è stato l’ambasciatore statunitense presso la NATO, Matthew Whitaker, intervenuto al Bled Strategic Forum in Slovenia. “Quando si parla di spesa difensiva, occorre essere seri. Non possiamo confondere la costruzione di ponti o scuole con il rafforzamento delle nostre capacità militari”, ha affermato, respingendo implicitamente l’ipotesi italiana.

Il progetto, sostenuto con forza dal governo guidato da Giorgia Meloni, è tornato al centro del dibattito politico in primavera, quando un documento ufficiale ne ha sottolineato la rilevanza “strategica per la sicurezza nazionale e internazionale”. Secondo Roma, l’opera favorirebbe la mobilità delle forze armate italiane e degli alleati NATO, migliorando i collegamenti tra Sicilia e continente in uno snodo geografico cruciale nel Mediterraneo.

Tuttavia, oltreoceano prevale lo scetticismo. Per gli Stati Uniti, il nuovo target del 5% del PIL per la difesa deve riflettere spese effettivamente destinate alla sicurezza collettiva, non progetti infrastrutturali che rispondono innanzitutto a logiche economiche e di sviluppo territoriale.

In Italia il dossier è ancora aperto: la classificazione del ponte come spesa di difesa è al vaglio di diversi ministeri – Infrastrutture, Difesa ed Economia – ma nessuna decisione definitiva è stata presa. Nel frattempo, le parole di Whitaker mettono in guardia Roma da possibili frizioni con gli alleati.

Il sogno di realizzare il ponte più lungo del mondo rimane dunque sospeso tra ambizioni nazionali e vincoli internazionali, con la NATO che difficilmente potrà accettare un’interpretazione tanto estensiva delle proprie regole di bilancio.

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