Villa San Giovanni sospesa: il Ponte sullo Stretto offusca i bisogni reali del territorio

Mentre il megaprogetto del Ponte catalizza attenzioni, la realtà quotidiana di Villa San Giovanni resta sospesa tra disservizi, attese burocratiche e strutture estive ancora ferme al palo
Cannitello frazione di Villa San Giovanni - RC

Mentre l’Italia discute, progetta e investe miliardi per la costruzione del Ponte sullo Stretto, a Villa San Giovanni – epicentro logistico e simbolico del collegamento tra Sicilia e continente – la quotidianità dei cittadini racconta un’altra storia, fatta di attese, mancanze e servizi essenziali che arrancano.

La promessa del Ponte è diventata, nel dibattito nazionale, una questione di orgoglio infrastrutturale e rilancio economico. Tuttavia, per chi vive a Villa, le priorità sembrano ben diverse. Le famiglie fanno i conti ogni giorno con un sistema di trasporti locali inefficiente, uffici comunali sotto organico e spazi urbani che chiedono da tempo interventi di manutenzione ordinaria. A fronte di milioni destinati al progetto ponte, le risorse per il potenziamento dei servizi di base sono scarse, e i segnali di miglioramento tardano ad arrivare.

A peggiorare il quadro, si aggiunge il degrado ambientale delle spiagge, invase da rifiuti e prive della minima manutenzione, in un periodo in cui il turismo balneare potrebbe essere un’occasione concreta di rilancio. I cittadini denunciano da tempo l’assenza di pulizia e decoro lungo il litorale, con arenili spesso impraticabili e trascurati.

Le strade, poi, raccontano un’altra pagina amara: dissestate, piene di buche e alcune vie prive di adeguata illuminazione, mettono quotidianamente a rischio la sicurezza di pedoni e automobilisti. “Non è possibile parlare di corridoi europei e alta velocità quando non si riesce a percorrere una via cittadina senza dover scansare voragini”, afferma un residente.

Emblematico è il caso delle strutture turistiche e ricettive, che ancora oggi – a stagione estiva ormai alle porte – restano bloccate da un limbo autorizzativo che ne impedisce la piena operatività. Si tratta di lidi, ristoranti, piccoli chioschi e spazi aggregativi che attendono permessi e concessioni, spesso intrappolati in un groviglio burocratico che scoraggia gli investimenti e penalizza l’economia del territorio.

“Ci parlano di sviluppo e grandi opere, ma qui manca l’essenziale – racconta un imprenditore locale –. Ogni anno ci ritroviamo a giugno con le carte ancora in sospeso e le strutture chiuse, mentre i turisti vanno altrove.”

Come se non bastasse, in diverse zone della città si registrano da mesi gravi problemi legati alla fornitura idrica. Intere vie restano senz’acqua anche per intere giornate, costringendo famiglie e attività commerciali a rifornirsi con mezzi di fortuna o a rinunciare a servizi fondamentali. “È inaccettabile che nel 2025 manchi l’acqua in una città che dovrebbe essere il biglietto da visita del Sud”, denuncia una cittadina. Una situazione che evidenzia la fragilità delle infrastrutture idriche e la scarsa programmazione degli interventi di manutenzione.

Il malcontento cresce, alimentato dalla sensazione diffusa che il Ponte stia diventando un’ossessione politica che oscura i reali bisogni del territorio. In molti si chiedono se sia giusto parlare di un futuro ipertecnologico e connesso, quando il presente è fatto di spiagge abbandonate, strade pericolose, trasporti irregolari, scuole inadeguate e servizi sanitari sotto pressione.

Villa San Giovanni rischia così di diventare il simbolo di un’Italia che guarda lontano ma inciampa nel quotidiano. Dove si progetta l’opera del secolo senza riuscire a sistemare un marciapiede. Dove si parla di corridoi europei ma non si riesce ad aprire un lido a giugno.

Il nodo resta politico, ma anche profondamente culturale: lo sviluppo non può essere solo questione di grandi opere. Deve partire dalle comunità, dai bisogni concreti, dalle piccole cose. Perché è nei dettagli che si misura la qualità della vita. E Villa San Giovanni, oggi, chiede attenzione proprio lì: nel quotidiano spesso dimenticato.

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