È stato notificato un nuovo ricorso amministrativo al TAR del Lazio contro il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, promosso dal Comune di Villa San Giovanni e dalla Città Metropolitana di Reggio Calabria. Il ricorso per motivi aggiunti, depositato presso la seconda sezione ter del tribunale, punta all’annullamento della delibera della Presidenza del Consiglio dei ministriche accompagna la relazione IROPI (Imperative Reasons of Overriding Public Interest), insieme alla richiesta di revoca del parere favorevole della Commissione Via-Vas.
Secondo le istituzioni locali, il procedimento soffre di gravi vizi di legittimità, tra cui violazione di legge, sviamento di potere ed eccesso di potere, soprattutto per quanto riguarda l’assenza di una valutazione seria e completa delle alternative progettuali, compresa l’alternativa zero.
«Per decenni ci è stato detto che il Ponte era necessario per unire l’Europa alla Sicilia», afferma la sindaca Giusy Caminiti. «Ora l’interesse pubblico viene invece giustificato con generici motivi di salute e sicurezza nazionale, utilizzati per bypassare la normativa europea e aggirare l’obbligo di autorizzazione della Commissione Europea, violando principi fondamentali come il principio di precauzione».
La sindaca evidenzia come, già al momento dell’approvazione del parere della Commissione Via-Vas, fosse stata richiesta la trasmissione degli atti a Bruxelles, così da rispettare l’iter previsto dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE. Tuttavia, questo passaggio è stato ignorato, aprendo la strada a un processo decisionale che, secondo i ricorrenti, non rispetta le norme comunitarie né le linee guida nazionali in materia di valutazione di incidenza ambientale.
«Nella documentazione alla base della delibera – aggiunge Caminiti – manca completamente l’analisi dell’alternativa zero. Le altre soluzioni progettuali, pure esistenti negli atti del MIT, non sono state prese in considerazione. Alcune relazioni del 2021 ipotizzavano ad esempio una struttura a più campate, considerata potenzialmente più vantaggiosa rispetto a quella attuale a campata unica».
Un’omissione che secondo gli enti ricorrenti compromette l’intera valutazione ambientale e legittima la richiesta di annullamento del parere Via-Vas e della delibera governativa.
Il Comune e la Città Metropolitana sostengono che sia necessario rimandare gli atti alla Commissione Europea per garantire un’analisi tecnico-scientifica approfondita, basata su studi aggiornati e sulla valutazione reale delle alternative esistenti, inclusi gli effetti sull’ambiente, sul paesaggioe sulle comunità locali.
«Dopo vent’anni di documentazione tecnica e scientifica, è tempo di fermarsi e valutare seriamente ogni opzione. Solo così si potrà decidere nel pieno rispetto delle norme europee e della tutela ambientale», conclude la sindaca.