È L’Espresso a rivelare in esclusiva i contenuti di una relazione riservata destinata a far discutere a lungo. Il documento, redatto dalla commissione tecnica del Ministero delle Infrastrutture, è datato 14 aprile 2025 e contiene ammissioni pesantissime sulla gestione delle infrastrutture autostradali da parte dello Stato.
Si legge, nero su bianco:
“Chiare manifestazioni di inadeguatezza dei sistemi adottati nella gestione delle infrastrutture.”
Una frase che non lascia spazio a interpretazioni, contenuta a pagina 27 della relazione che L’Espresso ha potuto visionare. Il testo prende le mosse dalle direttive del Consiglio superiore dei Lavori pubblici, emanate dopo il crollo del ponte Morandi a Genova il 14 agosto 2018. L’obiettivo di quelle nuove regole era rafforzare i meccanismi di vigilanza e programmazione. Eppure, la relazione interna ammette apertamente che proprio questi meccanismi hanno fallito.
Secondo quanto riportato da L’Espresso, il documento distingue chiaramente tra due ambiti di responsabilità: da un lato, l’inadeguatezza della programmazione, che può ricadere sui concessionari autostradali; dall’altro, l’inadeguatezza della vigilanza, che è una responsabilità diretta del Ministero delle Infrastrutture. Vale a dire dello Stato.
Una autodenuncia clamorosa che conferma quanto già denunciato da tecnici e cittadini ben prima del disastro di Genova: il Ministero non ha controllato come avrebbe dovuto. E oggi lo riconosce ufficialmente.
Ma la bomba contenuta nella relazione non si ferma qui. L’Espresso svela anche il contenuto di un intero paragrafo, intitolato “ASPI – Osservazioni”, compreso tra le pagine 26 e 29, che demolisce il nuovo piano finanziario di Autostrade per l’Italia (ASPI). Il testo non solo mette in dubbio la sostenibilità del piano, ma insinua perplessità anche sulla recente vendita di ASPI dalla famiglia Benetton alla Cassa depositi e prestiti (CDP), sottolineando opacità e criticità nella gestione della transizione.
Le rivelazioni de L’Espresso sollevano interrogativi profondi sul ruolo delle istituzioni e aprono un nuovo capitolo nella lunga vicenda della gestione delle autostrade in Italia. Un sistema, scrive il settimanale, in cui per anni si è preferito chiudere un occhio, o forse entrambi, pur di non disturbare equilibri economici e politici consolidati.
E mentre si contano ancora le vittime e le ferite del viadotto Morandi, resta la domanda che l’articolo affida all’ironia tagliente di Enzo Pappalardo:
“Così forse capiremo che, tendenzialmente, i ministri debbono avere, come minimo, il pollice opponibile.”