Il nuovo rapporto di Eurostat del 2024 fotografa una situazione drammatica per la Regione Calabria, che si conferma tra i territori più poveri dell’Unione Europea. Nel 2023, il 48,6% dei residenti risulta a rischio di povertà o esclusione sociale (indicatore AROPE), un dato che colloca la Calabria al secondo posto in Europa, subito dopo la Guyana francese (49,5%).
In termini concreti, quasi un calabrese su due vive in condizioni di forte precarietà economica, con redditi insufficienti, disoccupazione elevata e scarse prospettive di miglioramento.
Nel contesto europeo, la media dei cittadini a rischio povertà è del 21,4%, mentre in Italia il valore si ferma al 22,8%, secondo gli ultimi dati ISTAT. Tuttavia, nel Mezzogiorno le differenze restano profonde: nel Sud la povertà assoluta colpisce circa una famiglia su dieci, con la Calabria che guida la triste classifica nazionale per disuguaglianza di reddito.
Sempre secondo Eurostat, il 20% più ricco della popolazione calabrese guadagna 8,5 volte più del 20% più povero, una forbice che rappresenta la più ampia di tutta l’Unione Europea.
Il PIL pro capite della Regione Calabria è inoltre tra i più bassi d’Italia, pari a circa il 57% della media nazionale, e ben lontano dai livelli del Nord. Il reddito medio disponibile per abitante è inferiore di oltre 10.000 euro annui rispetto alle regioni più sviluppate, secondo le analisi de LaC News24 e Corriere della Calabria.
In questo scenario, il dibattito politico sulla manovra economica si accende. Il sottosegretario per il Sud, Luigi Sbarra, ha evidenziato l’importanza del rifinanziamento delle Zone Economiche Speciali (ZES) per il Mezzogiorno, definendole “strumenti essenziali per attrarre investimenti e creare lavoro stabile”. Le opposizioni, tuttavia, giudicano insufficiente il provvedimento, sostenendo che senza un piano strutturale per istruzione, infrastrutture e sanità “le ZES rischiano di restare cattedrali nel deserto”.
Il caso Calabria diventa così simbolo di una frattura economica e sociale che attraversa l’Italia da decenni. Un territorio ricco di risorse naturali e umane, ma che continua a scontare ritardi infrastrutturali, scarsa occupazione giovanile e un sistema produttivo fragile.
Per invertire la rotta – avvertono gli esperti – serviranno politiche di lungo periodo: formazione, innovazione, lavoro e servizi. Solo così la Calabria potrà uscire dal paradosso di essere, ancora oggi, una delle regioni più povere del continente europeo.















