Valencia – 2 luglio 2025. Si avvicina una svolta epocale per la sicurezza sismica nel Mediterraneo. Sono ormai in fase di completamento le prime boe d’altomare per il monitoraggio degli tsunami che verranno installate nel Mar Ionio entro la fine dell’estate. La conferma arriva dopo la missione tecnica del Centro Allerta Tsunami (CAT) dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che nei giorni scorsi ha visitato la sede della ditta spagnola Mediterranea Senales Maritimos (MSM) a Valencia, incaricata della realizzazione degli apparati.
Le boe, progettate per resistere a condizioni marine estreme, fanno parte del progetto MEET, finanziato con i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e coordinato dallo stesso INGV. Il loro scopo è quello di potenziare drasticamente la capacità di previsione e allerta precoce degli tsunami nel Mediterraneo, area densamente popolata ma finora priva di sistemi dedicati d’altomare.
Installazione prevista tra agosto e settembre
Durante l’incontro con i tecnici MSM, i ricercatori del CAT hanno effettuato un check sullo stato avanzato della costruzione delle boe e concordato alcune ottimizzazioni finali. È stata inoltre fissata la finestra temporale per la messa in mare: tra la fine di agosto e l’inizio di settembre 2025.
Le due boe saranno posizionate in acque profonde del Mar Ionio, collegate via modem acustico a sensori di pressione sottomarina (Bottom Pressure Recorders, BPR) posizionati tra i 2600 e i 3200 metri di profondità. Questi sensori misurano variazioni anomale della pressione sul fondo marino, trasmettendo in tempo reale eventuali segnali precursori di uno tsunami.
Un debutto assoluto nel sistema NEAMTWS
Si tratta delle prime boe tsunami a essere installate nell’area del NEAMTWS (North East Atlantic, Mediterranean and connected seas Tsunami Warning System), uno dei quattro grandi sistemi di monitoraggio globale coordinati dall’UNESCO attraverso la Commissione Oceanografica Intergovernativa (IOC). Fino ad oggi, la sorveglianza nel Mediterraneo si è basata esclusivamente su reti sismiche e mareografi costieri, con limitazioni evidenti nella previsione di onde anomale generate da terremoti sottomarini profondi.
Cosa accade nel resto del mondo
Il sistema NEAMTWS si affianca ad altri tre network globali:
- Il PTWS (Pacific Tsunami Warning System), attivo nel Pacifico sin dagli anni ’60, è il più esteso e avanzato. Comprende decine di boe DART (Deep-ocean Assessment and Reporting of Tsunamis), come quelle utilizzate negli Stati Uniti, Cile, Giappone e Australia.
- L’IOTWS (Indian Ocean Tsunami Warning System) è nato in risposta al devastante tsunami del 26 dicembre 2004, e oggi conta numerose boe operative al largo di Indonesia, India, Tailandia e Sudafrica.
- Il CARIBE-EWS (Caribbean Early Warning System) copre il Mar dei Caraibi e le coste orientali del continente americano. Anche in quest’area sono stati posizionati sistemi DART, fondamentali per la protezione di Paesi vulnerabili come Haiti, Cuba e la Repubblica Dominicana.
Con l’arrivo delle boe nel Mar Ionio, anche l’Italia e l’Europa sud-orientale entrano finalmente nel ristretto club delle nazioni dotate di sistemi di rilevamento tsunami di seconda generazione.



Prevenzione e sicurezza: una sfida globale
“Si tratta di un traguardo strategico per la sicurezza delle nostre coste,” ha dichiarato il CAT in una nota. “Il bacino del Mediterraneo, pur essendo chiuso, è sede di intensa attività sismica e vulcanica, ed episodi come il maremoto del 1908 a Messina o quelli avvenuti in Grecia e Turchia dimostrano la vulnerabilità dell’area.”
Le boe, una volta operative, invieranno i dati al centro CAT dell’INGV e al sistema NEAMTWS, contribuendo alla protezione tempestiva delle popolazioni costiere in caso di emergenza.