Villa San Giovanni. Il progetto del Ponte sullo Stretto torna al centro del dibattito cittadino, ma non per entusiasmare. A sollevare dubbi e criticità, questa volta, è il movimento civico “Città in Movimento – Movimento Civico di Villa San Giovanni”, che punta i riflettori su aspetti ancora troppo opachi del progetto: dalla fattibilità tecnico-infrastrutturale, alle ricadute ambientali e sociali, fino alla tenuta economica dell’intera operazione.
«Non è una questione ideologica né un rifiuto del progresso», spiegano dal movimento. «La nostra posizione nasce da un’analisi attenta dei dati reali, delle evidenze scientifiche e delle lacune che ancora oggi caratterizzano il progetto». Il riferimento è chiaro: un’opera da almeno 15 miliardi di euro, priva di progetto esecutivo aggiornato, sostenuta da fondi destinati allo sviluppo e alla coesione di Calabria e Sicilia. Fondi che, denunciano, vengono sottratti ad altre urgenze locali, come la rete viaria interna, penalizzata anche da recenti tagli ministeriali.
Nel mirino anche la procedura adottata: «L’ANAC ha già lanciato l’allarme: senza un progetto definito, non è legittimo evitare gare concorrenziali. Parliamo di un’opera gigantesca in un contesto fragile, pericoloso e ancora non pronto a sostenerla», aggiungono. In effetti, la mancanza di certezze sulla compatibilità ferroviaria del ponte e l’esclusione di ampie porzioni della Calabria dai piani di Alta Velocità nazionale sono segnali allarmanti.
Non meno rilevanti sono le perplessità ambientali e geologiche. L’area dello Stretto è tra le più sismiche del Mediterraneo: due faglie attive, individuate da ISPRA, attraversano proprio i territori interessati dalla costruzione – una a Cannitello e una a Pezzo – e secondo studi recenti, Sicilia e Calabria si allontanano di circa 3 mm l’anno. «Ciò impone estrema cautela. E invece assistiamo a un’accelerazione per lotti funzionali imposta dal Decreto Infrastrutture, senza il necessario ascolto dei territori», denunciano gli attivisti.
Anche i numeri del traffico attuale sull’area pongono interrogativi: l’80% è composto da residenti di Sicilia e Calabria, che non trarrebbero vantaggi né economici né pratici dal ponte, considerato che il costo stimato del pedaggio sarebbe pari a quello degli attuali traghetti. A questo si aggiungono le incognite legate alla cantierizzazione: smaltimento dei materiali, inquinamento acustico e alterazioni profonde del territorio urbano e costiero.
Per discutere apertamente di questi temi, il movimento ha organizzato un incontro pubblico per giovedì 26 giugno alle ore 19:00 in Piazza Valsesia. L’appuntamento vedrà la partecipazione di Carlo Doglioni, geologo ed ex Presidente dell’INGV, Mario De Miranda, ingegnere esperto in grandi strutture e ponti, e Paolo Nuvolone, ingegnere ambientale. A moderare l’incontro sarà il giornalista Marcello Mento.
L’evento rappresenta un’importante occasione di confronto tra cittadinanza, scienza e tecnica. «Prima di realizzare un’opera di tale portata servono certezze, non slogan. È in gioco il futuro di una città e di un’intera area fragile, sotto ogni punto di vista», concludono dal movimento.