“A Villa San Giovanni nemmeno le briciole”: così si apre il duro comunicato stampa del Circolo PD “Tonino Giordano”, firmato dal segretario cittadino Enzo Musolino, che accusa la gestione autoritaria del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina da parte della società proponente e delle istituzioni coinvolte.
“Anche a Messina, come a Villa – scrive Musolino – Ciucci fa le sue intemerate a ‘sorpresa’, incontra il Sindaco, rassicura, pretende collaborazione e se ne va, senza contraddittorio né dibattito alcuno, come se si ragionasse della ristrutturazione di una palazzina.” Un comportamento che ignora totalmente i Consigli Comunali, le rappresentanze della società civile e il principio di partecipazione democratica, trasformando il destino di due città strategiche in una trattativa a porte chiuse.
Il circolo PD evidenzia come, a Messina, le proteste dei comitati civici siano già forti: “Denunciano che Messina è in svendita, stigmatizzano l’offerta misera di 34 milioni di euro per opere compensative e preliminari.” Ma a Villa San Giovanni, sottolinea il comunicato, la situazione è ancora peggiore.
“Qui nessuno ha voluto neanche accennare ad opere destinate alla città; anzi, i tecnici della società committente, in Commissione Territorio, hanno detto chiaramente che la Stretto di Messina Spa non c’entra nulla con le opere necessarie a Villa. Quella è una partita da giocarsi con Salvini, a lui dobbiamo chiedere l’elemosina, e nulla è comunque garantito.”
Una denuncia dura che mette a nudo l’umiliazione dei territori e la totale sottomissione della politica locale di fronte a un progetto imponente e divisivo. Il Circolo PD di Villa accusa il governo di spaccare il territorio, alimentando una guerra tra poveri, attraverso promesse vaghe e strategici passi indietro, solo per riaffermare il controllo e la gestione unilaterale delle risorse.
“La politica istituzionale è sotto attacco – conclude Musolino – sottomessa da chi ha sostanzialmente commissariato le due sponde dello Stretto. E la chiamano democrazia.”
Il comunicato si inserisce nel più ampio contesto di critiche al progetto del Ponte, che continua a generare tensioni sociali, istituzionali e ambientali, lasciando indietro proprio quei territori che, paradossalmente, dovrebbero essere i primi beneficiari.