Messina – Il Ponte sullo Stretto di Messina continua a restare un progetto sospeso tra decisioni politiche, vincoli ambientali e complessità giuridiche. Nicola Bozzo, avvocato e scrittore messinese, ha analizzato in un’intervista rilasciata a Tempostretto.it i principali ostacoli normativi che ne frenano l’avanzamento, mettendo in evidenza il ruolo della Commissione Europea, la necessità di valutazioni ambientali più approfondite e il controverso decreto legge del 2023 che ha riattivato il progetto.
Un’impasse giuridica e ambientale
Bozzo individua una “impasse procedimentale” che sta bloccando il parere definitivo del Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile). “Pur essendo il progetto sottoposto al vecchio regime delle infrastrutture strategiche, la Valutazione d’incidenza ambientale (Vinca) è risultata negativa in base al principio di precauzione, a causa dell’impatto su habitat prioritari”, spiega l’avvocato.
Le normative in vigore prevedono che, in caso di dissenso del Ministero dell’Ambiente o del Ministero per i Beni e le Attività culturali, il Consiglio dei ministri possa intervenire per adottare il provvedimento di compatibilità ambientale. Tuttavia, una recente sentenza della Corte di giustizia europea ha stabilito che, una volta realizzata una valutazione di incidenza, nessuna autorità nazionale può modificarne l’esito. “Di conseguenza – prosegue Bozzo – per il via libera al Ponte è necessario un nuovo parere della Commissione nazionale”.
L’Europa non è tagliata fuori
Il dibattito sul Ponte non è solo italiano. La Commissione Europea ha un ruolo chiave nel valutare la conformità del progetto alle normative ambientali e alla direttiva Habitat. “Spetta alle autorità nazionali decidere in merito alle ipotesi derogatorie, ma se lo Stato adotta misure compensative in presenza di habitat prioritari, deve comunicarlo alla Commissione UE”, spiega Bozzo.
L’Europa potrebbe intervenire tramite il sistema EU Pilot, un meccanismo di cooperazione che monitora l’applicazione del diritto comunitario negli Stati membri. “Abbiamo già visto un caso simile a Civitavecchia, dove l’Europa ha orientato le misure compensative. Se le misure adottate dal governo risultano in contrasto con il diritto europeo, la Commissione può aprire una procedura di infrazione”, avverte l’avvocato.
Le criticità del decreto legge del 2023
Uno degli aspetti più controversi del progetto riguarda il decreto legge del 2023, che ha riattivato il contratto con il General Contractor dopo oltre un decennio di stop. Bozzo lo considera un grave errore giuridico: “Il decreto legge del governo Monti aveva, a mio avviso, cancellato il progetto in modo irreversibile. La legge Salvini ha invece resuscitato una procedura ormai superata, ignorando completamente l’evoluzione normativa e ambientale degli ultimi anni”.
L’avvocato sottolinea inoltre le possibili violazioni del diritto della concorrenza: “Se si fosse proceduto a nuove gare d’appalto con criteri ambientali aggiornati, si sarebbe potuta creare una sintesi tra principio di concorrenza e tutela dell’ambiente, evitando un’assegnazione automatica a vecchi contraenti”.
La posizione personale di Bozzo: “Sono per l’opzione zero”
A livello personale, Nicola Bozzo non ha dubbi: “Sono contrario al Ponte. L’opzione migliore è non costruirlo”. L’avvocato ritiene che le risorse pubbliche dovrebbero essere destinate a infrastrutture più urgenti e sostenibili per il territorio. “Il bilanciamento degli interessi pubblici non può prescindere da un serio rispetto delle normative ambientali e della logica concorrenziale. Il Ponte, per come è stato concepito, non soddisfa né l’una né l’altra esigenza”.
L’intervista completa è disponibile su Tempostretto.it.