Ponte sullo Stretto: il progettista senza volto per un’opera irrealizzabile

Le gravi carenze tecniche del progetto definitivo, le raccomandazioni ignorate, e un’opera che secondo l’ingegnere Risitano è “falsamente definita definitiva”.
ingegnere senza volto ponte sullo stretto

Il Ponte sullo Stretto di Messina torna ancora una volta al centro del dibattito tecnico-scientifico, ma stavolta la voce che si leva è quella autorevole e diretta del Prof. Ing. Antonino Risitano, docente e tecnico con lunga esperienza nel campo dell’ingegneria strutturale.

«Tutto condivisibile, comprese le critiche rivolte all’Università di Messina», esordisce Risitano, riferendosi alle osservazioni sollevate dal Prof. Casciati, che ha denunciato il disimpegno accademico e le gravi lacune tecniche legate alla progettazione dell’opera.

Ma per Risitano non si tratta soltanto di osservazioni generiche: il suo attacco è tecnico, dettagliato e affonda le radici nel cuore della progettazione. Il cosiddetto Progetto Definitivo (PD) approvato da Stretto di Messina S.p.A. (SdM) con il parere favorevole (ma criticamente complice) del Comitato Scientifico (CS), è – secondo lui – un’opera “falsamente etichettata definitiva”.

«Basta esaminare il progetto approvato come PD per rendersi conto della sua non fattibilità tecnica», afferma Risitano. «Di fatto, si tratta della riproposizione del progetto del 2011, bocciato all’epoca dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (CSLPP)». Le modifiche apportate, sostiene, sono minime, quasi cosmetiche, e non affrontano il nodo strutturale del problema.

Tra gli aspetti più critici, Risitano evidenzia il cambiamento del sistema di appoggio dei cavi principali: una modifica richiesta dallo stesso CS ma «senza alcuna giustificazione scientifica», il che – per un progetto di questa portata – risulta inaccettabile.

Non mancano accuse precise al progettista, rimasto senza volto. Risitano denuncia un errore grave nella previsione di prove di fatica da fretting, ovvero prove che sarebbero teoricamente necessarie per validare l’affidabilità della struttura, ma che nella pratica «sono impossibili da eseguire» senza lunghi programmi di ricerca. Il sospetto, secondo l’ingegnere, è che si sia volutamente evitato di ottenere risultati che potessero smentire la fattibilità stessa del ponte.

«Il progetto, nella parte strutturale, non supererebbe mai oggi un controllo istituzionale del CSLPP», prosegue. E rincara: «È da due anni che lo definisco un progetto falso, perché la struttura di collegamento, per come concepita, non è realizzabile con criteri di sicurezza e affidabilità richiesti per una vita utile di 200 anni».

L’accusa finale è pesante: secondo Risitano, Stretto di Messina ha evitato di parlare pubblicamente di espropri, proprio per evitare che venissero sollevate obiezioni in prossimità dell’annunciata apertura dei cantieri.

In conclusione, per il professore, il progetto approvato non è ingegneristicamente proponibile. Il ponte ad unica campata di 3.300 metri, fiore all’occhiello del piano infrastrutturale italiano, rischia dunque di essere – al di là degli slogan politici – un’opera tecnicamente irrealizzabile, con implicazioni pesanti sul piano della sicurezza e dell’affidabilità strutturale.

Una voce scomoda, quella del Prof. Ing. Antonino Risitano, ma che merita ascolto: perché il futuro di un’opera così colossale non può poggiare su fondamenta tecnicamente fragili.

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