Libera, Porti italiani sotto assedio: “Diario di bordo 2025” svela le nuove rotte delle mafie

Presentato da Libera a Genova il report annuale sulla criminalità nei porti: in Calabria Gioia Tauro maglia nera con 8 casi. Oltre 3,8 tonnellate di cocaina sequestrate e traffico illecito di armi nascosto dietro componenti eolici
diario di bordo 2025 libera

È stato presentato ieri mattina a Genova il nuovo Rapporto “Diario di Bordo 2025” di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie APS, a cura di Francesca Rispoli, Marco Antonelli e Peppe Ruggiero. Il documento fornisce una mappa aggiornata delle proiezioni criminali nei porti italiani, delineando uno scenario inquietante: 115 episodi di criminalità registrati solo nel 2024, pari a un aumento del +4,5% rispetto al 2023, con 30 porti coinvolti in tutta Italia.

Calabria in prima linea nel dossier, con il porto di Gioia Tauro in cima alla classifica nazionale per numero di episodi criminali: 8 casi documentati solo nell’ultimo anno. La struttura si conferma hub strategico per il traffico internazionale di cocaina: nel 2024 sono state sequestrate circa 3,8 tonnellate di stupefacenti, con tre maxi operazioni a maggio, settembre e ottobre che da sole avrebbero generato un valore di quasi 300 milioni di euro.

I numeri della criminalità nei porti italiani

Secondo il rapporto Libera 2025, nel triennio 2022-2024 si sono registrati 365 eventi criminali nei porti italiani, una media di uno ogni tre giorni. Il picco è stato raggiunto nel 2022 con 140 episodi. In 42 porti italiani sono emersi elementi di illegalità, di cui 32 di rilevanza nazionale.

Dal 1994 al 2023 sono 109 i clan censiti operanti in attività illegali e legali in 69 porti italiani, tra cui Napoli, Genova, Livorno, La Spezia, Salerno e Trieste. La relazione evidenzia che il 65,5% dei porti commerciali italiani di rilevanza economica (38 su 58) è stato esposto ad attività mafiose.

Calabria: non solo Gioia Tauro

Nel mirino delle mafie non c’è solo il principale porto calabrese. Altri due scali coinvolti sono Villa San Giovanni e Catanzaro. Nel triennio 2022-2024, in Calabria si contano 18 casi criminali portuali, di cui 14 solo a Gioia Tauro.

Il porto di Tropea è finito nel radar del clan La Rosa per la gestione di servizi marittimi, mentre il clan Mancuso si è interessato al trasporto di passeggeri. A Isola Capo Rizzuto, il clan Arena ha operato nei lavori edili portuali, e a Corigliano Calabro, il clan Straface si è infiltrato nella gestione dei mercati pubblici. In totale, 56 clan mafiosi hanno operato tra i porti calabresi e altri snodi nazionali.

Droni travestiti da generatori eolici

Il porto di Gioia Tauro è stato anche teatro dell’unico episodio noto di traffico illecito di armi nel 2024. Un’operazione delle Fiamme Gialle di Reggio Calabria, coordinata dalla Procura di Palmi, ha portato al sequestro di sei container provenienti dalla Cina, ufficialmente carichi di componenti per generatori eolici. In realtà, trasportavano parti del Wing Loong II, un drone da guerra cinese capace di trasportare 12 missili aria-superficie, violando l’embargo ONU sulle armi verso la Libia.

Le dichiarazioni

Francesca Rispoli, copresidente nazionale di Libera, ha dichiarato:

“I porti italiani non sono solo snodi logistici, ma territori strategici per il controllo economico e criminale. Dietro ai container si nascondono traffici illeciti, frodi, infiltrazioni in appalti e riciclaggio. Il nostro report vuole offrire strumenti per comprendere e contrastare queste dinamiche, in un momento in cui miliardi del PNRR sono destinati allo sviluppo infrastrutturale”.

Giuseppe Borrello, referente regionale di Libera Calabria, ha aggiunto:

“Il rapporto dimostra che l’interesse della ‘ndrangheta non riguarda solo Gioia Tauro ma anche porti minori calabresi, in cui si infiltrano per gestire servizi portuali e commerciali. È urgente un coordinamento permanente tra magistratura, forze dell’ordine, enti pubblici e imprese private. Il porto di Gioia Tauro, con un retroporto moderno e integrato, può diventare motore di sviluppo per la Calabria e simbolo di riscatto”.

Un fenomeno nazionale, un’urgenza collettiva

Il “Diario di Bordo 2025” lancia un appello alle istituzioni: servono politiche di prevenzione strutturate, oltre alla repressione. Serve trasparenza nella gestione portuale, monitoraggio delle imprese, accesso ai dati e un archivio nazionale delle infiltrazioni mafiose.

In un Paese in cui i porti rappresentano il 30% dell’economia logistica nazionale, combattere la criminalità organizzata significa proteggere lo sviluppo e garantire legalità e sicurezza nelle principali porte d’accesso al commercio globale.

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