Non è solo zootecnia. Non è solo fotografia. E non è nemmeno soltanto un omaggio alla pastorizia. “La Capra dell’Aspromonte” è un libro che riesce a essere tutte queste cose insieme — e qualcosa di più. Scritto a quattro mani da Francesco Foti e Alfonso Picone Chiodo, nasce da un’indagine durata oltre un anno, che ha spinto i due autori a salire sentieri, varcare stazzi, ascoltare voci e raccogliere memorie che rischiavano di andare perdute.
Ne è venuto fuori un volume corposo: 236 pagine, oltre 160 immagini fra foto, disegni, grafici e carte, e una quantità sorprendente di contenuti extra fruibili online tramite QR Code, come video, interviste, documentari brevi e mappe interattive.
Non solo allevamento: un simbolo identitario
Nel racconto della capra aspromontana si intrecciano antropologia, gastronomia, storia, folklore e turismo lento. È un animale che resiste, si adatta, vive in simbiosi con la montagna e con chi la abita. Non è difficile, leggendo il libro, vederla trasformarsi da semplice soggetto di studio a simbolo culturale.
Gli autori non si limitano a descrivere la razza o a registrare pratiche pastorali: invitano il lettore a mettersi in cammino. Il libro, infatti, propone itinerari escursionistici legati alla presenza della capra nel territorio, percorsi arricchiti da una mappa online e pensati per chi vuole scoprire l’Aspromonte a piedi, in modo esperienziale.
Uno sguardo affettuoso e scientifico
Il tono è partecipe, ma mai retorico. È evidente l’amore per il territorio, ma c’è anche rigore nella raccolta dei dati e nella costruzione del racconto. Ogni sezione – dallo studio genetico alle lavorazioni casearie, dalla morfologia alle fiere paesane – è documentata con cura. L’apparato fotografico, realizzato grazie al contributo di numerosi fotografi locali, impreziosisce il testo e restituisce l’Aspromonte nella sua bellezza cruda e verticale.
Dove trovarlo
“La Capra dell’Aspromonte” è pubblicato da Laruffa Editore ed è già disponibile sullo store online dell’editore e in libreria.
Gli autori stanno organizzando un calendario di presentazioni pubbliche per raccontare dal vivo l’esperienza di questo viaggio. Una buona occasione, magari, per ascoltare storie che odorano di latte crudo, fumo di legna e vento di crinale.
