“Il ponte sullo Stretto? Un progetto ‘falso’ e approvato sotto condizione”. I chiarimenti di Risitano

Il Prof. Ing. Antonino Risitano lancia l'allarme: dietro l'approvazione del progetto definitivo si nasconde una verità taciuta. In attesa del parere CIPESS, il rischio è un'opera priva di reale fattibilità
ponte sullo stretto sponda sicula

«Lo scaricabarile alla fine si chiuderà, intanto aspettiamo il CIPESS.» Con queste parole il Prof. Ing. Antonino Risitano rompe il silenzio sul progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Lo fa con un post duro e diretto pubblicato su Facebook, dove denuncia pubblicamente una verità che, a suo dire, viene sistematicamente occultata.

Al centro della riflessione del docente, c’è il parere del CIPESS (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile), atteso da settimane e sempre più centrale nel destino dell’opera. Risitano si chiede: «Quando uscirà questo parere?» E prospetta due scenari, entrambi inquietanti.

Nel primo caso, il CIPESS potrebbe esprimersi a breve, ma con un’approvazione “sotto condizione”: ovvero, vincolata all’adempimento di una mole imponente di prescrizioni, come le 68 indicazioni del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici (CS) e le 220 osservazioni della Commissione Via-Vas. Un fiume di rilievi tecnici che minano alle fondamenta la solidità dell’attuale progetto definitivo.

Nel secondo scenario, i tempi si allungherebbero notevolmente, perché i progettisti – gli stessi che hanno firmato la versione oggi in discussione – dovrebbero prima trovare soluzioni tecniche convincenti, ammesso che esistano. In entrambi i casi, sostiene Risitano, «il progetto definitivo attuale approvato dalla Società Stretto di Messina (SDM) è un falso».

Una falsità, secondo il professore, non solo tecnica ma anche istituzionale. L’ingegner Risitano accusa frontalmente la SDM e il suo amministratore Pietro Ciucci, invitandolo a dire finalmente la verità: «Continuare a mentire solo per arrivare ad un progetto definitivo sempre falso, perché approvato sotto condizioni, al fine di incamerare il 10% di 14 miliardi di euro, penso sia un reato. Al di là dei decreti compiacenti, come il Decreto Ponte 2023 e il cosiddetto Decreto Spezzatino.»

Ma l’accusa va oltre. Secondo Risitano, la responsabilità sarebbe anche di chi ha espresso o esprimerà pareri favorevoli alla fattibilità dell’opera: dal CS al MASE (Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica), fino al CIPESS. Una catena di “forzature” che rischia di tradursi, secondo lui, in una clamorosa violazione della legalità.

Infine, la chiosa amara: «Non è questo il progetto giustificabile per motivi militari. Come è oggi, il ponte non reggerebbe nemmeno sé stesso. Servono soluzioni diverse. Ma quando?» La domanda è aperta, come lo è il destino del più discusso progetto infrastrutturale d’Italia.

Il post del professore arriva come un pugno nello stomaco nel momento in cui le istituzioni si avvicinano a una decisione cruciale. Il rischio è che il tempo scada prima che emerga la verità.

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