Cassazione demolisce il decreto sicurezza: “Nessuna urgenza, gravi rischi per la democrazia”

Nella relazione 33/2025 la Suprema Corte stronca il provvedimento del Governo: incostituzionale, repressivo, pericoloso per i diritti fondamentali
salvini meloni tajani

È una bocciatura che non lascia spazio ad ambiguità quella contenuta nella relazione n. 33/2025 della Corte di Cassazione. Il documento, che analizza le principali novità normative dell’ultimo anno, dedica ampio spazio al cosiddetto “decreto sicurezza”, approvato dal Governo con procedura d’urgenza ma ora finito al centro di una vera e propria bufera istituzionale.

Secondo la Cassazione, il decreto “non presenta i requisiti di necessità e urgenza” richiesti dall’articolo 77 della Costituzione italiana, configurandosi quindi come una violazione del dettato costituzionale. “Il provvedimento – si legge nella relazione – assorbe un disegno di legge già all’esame del Parlamento da diversi mesi e già approvato da uno dei rami”, fatto che esclude di per sé l’emergenza che giustificherebbe l’intervento governativo d’urgenza.

Ma il nodo più critico riguarda il merito del decreto. In particolare, la Corte esprime “forti perplessità” sulle nuove aggravanti penali che – in nome della sicurezza – rischiano di colpire comportamenti legati alla manifestazione del dissenso, ponendo un serio rischio di criminalizzazione della protesta e limitazione della libertà di espressione.

Altrettanto allarmante, secondo i magistrati, è la norma che estende la non punibilità per gli agenti dei servizi segretianche nei casi in cui assumano la direzione di organizzazioni terroristiche, a fini di infiltrazione preventiva. Un passaggio che, nella sua formulazione attuale, risulta “altamente problematico”, sollevando dubbi circa il rispetto delle garanzie costituzionali e il rischio di abusi in assenza di adeguati meccanismi di controllo democratico.

La relazione della Cassazione non è un atto vincolante dal punto di vista giuridico, ma rappresenta una valutazione di altissimo profilo istituzionale, che ha immediatamente fatto scattare l’allarme in ambito politico e accademico.

Le opposizioni chiedono il ritiro immediato del decreto, mentre diverse organizzazioni della società civile annunciano mobilitazioni. Sul fronte della maggioranza, per ora, prevale il silenzio. Ma la questione è destinata ad avere un impatto pesante sul dibattito parlamentare, e potrebbe spingere la Corte Costituzionale a intervenire nel caso in cui venga sollevata una questione di legittimità.

Nel frattempo, si allunga l’ombra di un provvedimento che, nelle intenzioni del Governo, doveva garantire ordine e sicurezza, ma che ora rischia di entrare nei libri di storia come un grave vulnus allo Stato di diritto.

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